venerdì 13 novembre 2009

Coming Out e Outing, Anche i Gay Sbagliano i Termini


Rivelare la propria omosessualità, fin dai tempi più remoti, è sempre stata un'iniziativa che ha portato quasi in ogni occasione dei problemi più che un'effettiva liberazione, a causa del clima omofobico che ancora regna sovrano nonostante l'entrata nel nuovo millennio ed una cultura sui valori civili che in Italia tarda ancora ad arrivare. Eppure per fortuna qualcuno ha ancora il coraggio di uscire allo scoperto, di varcare quella soglia di mistero esplicitamente, rendendo noto il proprio orientamento sessuale, che sia sul luogo di lavoro, che sia in famiglia, che sia agli amici più cari, o addirittura in un programma televisivo. Quella persona, come si dice, fa coming out, un termine a quanto pare poco noto perchè viene sempre sostituito alla parola outing che in realtà ha un significato particolarmente diverso e decisamente piùsubdolo rispetto ad un temerario uscire allo scoperto in prima persona. Il coming out infatti è la voglia di raccontare sè stessi, di rivelare la propria omosessualità e di essere orgogliosi di quello che si è, senza avere più le paure che una società come quella di oggi vuole inculcare. L'outing invece è una pratica molto più antipatica, una sorta di cospirazione ai danni di una terza persona, della quale si conosce l'omosessualità e la si vuole rivelare in pubblico, magari con l'intento di screditarla o di metterla nei guai. Termini simili che esprimono due concetti diversi, ma utilizzati, anche in contesti televisivi, in modo incontrastato anche da chi gay lo è ma non conosce bene l'uso corretto delle due parole: inezie, sicuramente, ma in casi equivoci è sempre meglio parlare in prima persona ed essere fieri della propria omosessualità.

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