Se la Carfagna osa dire ancora una volta che non è vero che i gay in Italia sono discriminati allora le sbatterei in faccia le ultime copie dei giornali per mostrarle quanto ancora c'è da fare per far capire alla gente che essere omosessuali non è una malattia e non è un pretesto per offendere e picchiare. L'ultimo caso vergognoso è avvenuto ancora una volta nella capitale dove nell'ormai famosa gay street romana una coppia gay di fidanzati ventottenni è stata insultata e presa a sputi, sono state lanciate loro pietre e bottiglie al grido "froci, fate schifo". A Napoli invece nella cornice di Piazza Bellini, location di punta del centro storico partenopeo nonchè luogo d'incontro degli omosessuali della città, un pregiudicato si è denudato rincorrendo alcune ragazze lesbiche ferendo poi una di loro al viso lanciando una bottiglia. Due casi al limite del rispetto sociale e della civiltà ed è assurdo che esistano ancora episodi del genere da arginare il più presto possibile. Ragion per cui i politici che stanno criticando le nuove date fissate per i Gay Pride, cioè il 13 giugno 2009 per quello italiano a Genova e quello del 2011 europeo a Roma, farebbero bene a star zitti. Non si tratta di una carnevalata o di un'occasione per girare mezzi nudi per le strade di una città, ma un momento di riflessione per sensibilizzare chi di dovere su dei temi fondamentali della società civile per rispettare le minoranze e far comprendere che non c'è nessuna differenza tra un etero e un gay, per far si che non accadano mai più tristi episodi di questo tipo.
Ma per la Carfagna il grande problema delle strade italiane non sono i pestatori omofobi, ma le prostitute. E se invece il pericolo maggiore fossero lei e il suo amico Alemanno?
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